Sono razzista al contrario vado solo con le nere

Sono razzista al contrario vado solo con le nere


Il feticista razziale non è semplicemente attratto da particolari tratti fisici ma feticizza la donna in quanto appartenente a una determinata etnia.
Non è attratto da lei ma dagli stereotipi, dai pregiudizi e dai bias cognitivi che creano in lui un’immagine di quella persona che nel 99% dei casi non corrisponde alla realtà.
Tuttavia questo è un discorso piuttosto trasversale che possiamo applicare anche alle donne che feticizzano uomini di una determinata etnia (ovviamente non bianca). 

Il feticista razziale non concepisce quella donna come un individuo ma come un oggetto sessuale ed è quindi facile intuire che la tratterà come tale.
Non gli interessa la sua personalità, i suoi sogni o il suo carattere ed è qui che sorge la prima differenza tra un uomo che ha una preferenza per alcuni tratti somatici e un uomo che invece feticizza un’etnia.


Poco tempo fa un tizio mi scrisse, commentando il fatto che io stessi parlando sul mio profilo Instagram dell’inesistenza del razzismo al contrario. 
Lui pensò che quella fosse un’ottima occasione per dirmi la seguente frase:

“Io sono razzista al contrario! Vado solo con le nere..”

Quando io gli chiesi se conoscesse la differenza tra avere una preferenza e il feticizzare un’etnia, mi rispose “Feticizzare nel senso di fetish? Cioè di essere pazzo di qualcosa?”.
Sarò sincera, in quel momento la forza di volontà mi ha abbandonata.
Avrei potuto spiegargli nello specifico dove falliva il suo ragionamento ma ho consapevolmente scelto di non farlo.

Questo è qualcosa a cui le ragazze non caucasiche sono molto abituate, purtroppo.

Feticizzazione e stereotipo

Nella vita di una donna non caucasica il legame tra misoginia e razzismo è estremamente forte.
Sai che verrai giudicata e ritenuta non abbastanza.
Non solo per il fatto che tu sia donna ma anche per la tua etnia, insomma non hai un attimo di tregua. Misoginia e razzismo si fanno strada nell’immaginario collettivo e portano il feticista razziale ad avere un’immagine di te prima ancora che tu ti possa esprimere. 
Chiaramente le volte in cui quell’immagine non sarà stereotipata, sono davvero poche. Non ha importanza quanto tu sia intelligente, divertente perché quello che la gente vedrà, sarà lo stereotipo che ti è stato affibbiato. Se una donna nera passa buona parte della sua esistenza a cercare di distaccarsi il più possibile da quel pregiudizio, dall’altra nel corso di questo processo più si allontana da quell’idea e più verrà vista come un’eccezione.

Qui arriva quella frase, quel concetto che tantissime ragazze nere si sono sentite dire: “Non sembri nera”. Come se ci fosse un pacchetto di azioni, gesti e tratti caratteriali che ti identifica o meno con la tua etnia.

Cosa fa il feticista razziale

Quando un ragazzo caucasico si approccia ad una ragazza nera possono succedere due cose:

  1. Il primo scenario (quello in cui speriamo tutte) è quello in cui si comporta come farebbe con una ragazza caucasica, come una persona sinceramente interessata a conoscerti, aldilà delle tue origini.
  2. Il secondo (quello che si verifica più spesso) è quello in cui pensa di dover cambiare approccio, di doverti trattare diversamente.

Questo perché ti vede diversa.

Qui potremmo scrivere un manuale di diecimila pagine sugli approcci più razzisti. A partire da un classico, il buon vecchio: “sembri Beyoncé”

Beyoncé, Rihanna e Naomi Campbell

Questo punto è fondamentale: arriva un momento nella vita di una donna nera in cui se ha mai pensato che quello fosse un complimento, si rende conto che non è così. Quando il feticista razziale dice che sembri Beyonce, quello che intende dire è che riesce a concepire la tua bellezza solo paragonandoti a un’altra donna nera universalmente considerata attraente. Tecnicamente il tuo aspetto non rientra nei canoni estetici di riferimento ma per una straordinaria serie di eventi per lui sei attraente.
In realtà ci sono scarse probabilità che tu assomigli davvero a Beyoncé o a Rihanna o a Naomi Campbell ma nella sua mente non esiste un complimento migliore di questo e chiaramente sarebbe una follia se tu non apprezzassi una frase del genere.

Un po’ come se dovessimo quasi ringraziare che un ragazzo ci rivolga la sua attenzione.

E forse per un po’ ci siamo quasi tutte sentite in dovere di farlo. 

La realtà è che la nostra bellezza prescinde dal fatto che possa essere associata a quella di Beyoncé, Rihanna e Naomi Campbell.
È il concetto che sta dietro ad un altro grande classico “sei bella per essere nera”.
Il principio è lo stesso: per la tua etnia non sei considerata attraente ma per una curiosa serie di eventi, lui pensa che tu lo sia. C’è quasi stupore in questa affermazione, come se il razzista in questione fosse sinceramente sorpreso.

E probabilmente lo è.

La non rappresentazione

Crescere senza rappresentazione vuol dire passare l’adolescenza a chiedersi “perché non vado abbastanza bene?”.
Gli approcci razzisti vengono percepiti quasi in modo positivo in quella fase della vita, perché fondamentalmente non avendo un metro di paragone valido, si sceglie di vedere quel concetto come un complimento.

Chiaramente è una scelta piuttosto obbligata, essendo che l’alternativa è il nulla.

Il fatto che non combaci con lo stereotipo, confonde le persone che vorrebbero vederti con gli occhi dei loro bias razzisti. 
Distaccarsi da quell’idea è fondamentale per una donna non caucasica ed è frustrante rendersi conto che molto spesso non ti viene data l’opportunità di essere te stessa. Distaccarsi da quell’idea ti fornisce la speranza di poterti riscattare.
Nella realtà poi ti scontri con le persone che hai davanti. Hanno già deciso chi sei e non ha importanza se la loro idea di te non combacia con la tua identità.

Non sono mai stato con una nera

Puoi essere uno sfizio, un nuovo ristorante da provare e probabilmente anche una fantasia sessuale.
Qui si crea quella falsa leggenda per cui una ragazza nera, è più facile, più promiscua o ha un appetito sessuale diverso.

Non importa se la realtà è diversa, perché quell’immagine fa parte dello stereotipo, probabilmente è ciò che lo tiene in vita.
Non ha importanza il modo in cui vivi la tua sessualità.
Ci si aspettano particolari doti sessuali o semplicemente che tu incarni in tutto e per tutto la fantasia vivente della donna esotica.
Diventa un guilty pleasure.
L’uomo si approccia pensando di vivere la sua personale fantasia, non sei un individuo ma un oggetto sessuale.

Ciò che inquieta davvero in tutto ciò, è sapere che secondo lui il fatto di avere un fetish per le ragazze nere, lo rende immune al razzismo.
Nella sua mente, il fatto di trattarti come un oggetto sessuale lo rende automaticamente non razzista.
Spezziamo questa falsa credenza. A prescindere dal fatto che tu abbia o meno un fetish per le donne nere.
Il fatto che tu abbia una relazione o che tu sia sposato con una ragazza non caucasica, non ti rende antirazzista per adozione.

Separiamo l’uomo dall’artista

Le bambine nere vengono sessualizzate prima rispetto a quelle caucasiche.
Un esempio l’abbiamo avuto con il caso Montanelli: nonostante avesse ammesso lui stesso di aver comprato una bambina di 12 anni, di averla sposata e violentata ripetutamente, c’è ancora chi chiede di separare l’uomo dall’artista.
Secondo Montanelli le bambine africane sono più mature e più sveglie sessualmente, ergo il suo matrimonio era un rapporto del tutto consensuale.
Questa narrazione è estremamente pericolosa, perché dovremmo separare l’uomo dall’artista, solo quando le sue decisioni personali non recano danno ad altri individui.

Insomma, la tua libertà finisce dove inizia quella degli altri.

Il fatto è che in quel caso troppe persone si sono mobilitate per fare in modo che la sua immagine non venisse macchiata, come se il fatto che la vittima fosse nera, costituisse un’attenuante.
Questa narrazione malata si trasferisce poi nel momento in cui vieni sessualizzata e feticizzata anche quando non sei ancora un adolescente.
La sessualizzazione inizia prima perché lo stereotipo ci vede come una fantasia vivente, siamo un po’ tutte Ainett Stephens La Gatta Nera de Il Mercante in Fiera.

Nel caso non fossi ancora convint*:

Sharon

Negli anni dell’adolescenza ero circondata da ragazze bianche con i capelli lisci, di conseguenza per omologarmi ho iniziato a desiderare di essere come loro, quasi di “voler essere bianca”.
Mio padre ha sempre cercato di mettermi in guardia, riguardo al fatto che gli uomini bianchi mi avrebbero vista come un oggetto sessuale. Ho un carattere abbastanza forte e ho lavorato tanto su me stessa per allontanarmi dallo stereotipo. Tuttavia come donna e come nera ho sempre dovuto subire catcalling.
Lavorando nell’animazione mi sono trovata più volte a dover limitare il mio carattere perché vedevo che le donne caucasiche mi percepivano quasi come una minaccia, del tipo “ma che ce stai a prova’ con il mio uomo?”. 

Maddalena

Ho sempre la sensazione che i ragazzi bianchi mi percepiscano come uno sfizio da togliere. So già che mi stanno feticizzando a partire dall’approccio, che si concentra più su questioni fisiche.
Ad esempio “chissà cosa fai con quelle labbra” oppure “sai twerkare?” come se fosse un’associazione ovvia.
Con un ragazzo ci fu una discussione e anche se stavo esponendo il mio pensiero in modo educato, mi disse che ero troppo aggressiva e io ho avuto la sensazione che mi stesse affibbiando lo stereotipo della Angry Black Woman.
Ormai quando un ragazzo bianco si approccia, mi viene naturale essere diffidente.
Mi è stato anche detto “non sono mai stato con una nera”, sempre per riferirsi al fatto che sembro uno sfizio o una fantasia che ti devi togliere o ancora “sei molto nig*a” riferendosi al mio modo di fare.

Natalie

Mi è capitato più volte di ricevere risposte del tipo “oh mio Dio una ragazza sud-americana è il mio sogno” quando rispondevo alla domanda “che origini hai?” (e già che uno fa sta domanda..). Un ragazzo addirittura giustificava il suo fetish sul fatto che “le latine hanno il culo che sembra abbia vita propria” dicendo che secondo lui tutte le latine hanno il fondoschiena grosso, di natura. Nel caso in cui una latina si sentisse dire questa o altre frasi simili, potrebbe sentirsi insicura e “non abbastanza latina” a causa di questo stereotipo.

Gladys

Ho capito cosa fosse la feticizzazione verso i 14/15 anni, soprattutto con i social. Vedendo sui social le esperienze di altre ragazze nere, ho capito di non essere l’unica.
Mia madre mi raccontava di quando andava a fare la spesa e c’erano uomini bianchi vecchi e non, che la fermavano con il solito “quanto prendi? 20 o 50€?” . Fino ai miei 16 anni dai miei coetanei non ero considerata come potenziale “fidanzatina” non rientravo nei loro canoni.
Mi sentivo brutta, in difetto, comportando così le tipiche crisi di identità e di accettazione di qualsiasi ragazz* afroitalian* alle quali si aggiungevano anche le solite crisi adolescenziali.
Sono cresciuta con la consapevolezza che ai bianchi non piacessero le persone nere, anzi solo gli afroamericani quelli famosi. I primi approcci con gli uomini sono iniziati a 15 anni con un ragazzino bianco di un anno più grande, un giorno mi domanda “ma anche tu hai il lato b all’infuori come le altre nere?“. Da questo episodio ho capito che non importava se io fossi una ragazza intelligente/stupida/testarda/dolce o qualsiasi altro aggettivo, per loro ero una ragazza nera da sessualizzare e da feticizzare. Le altre ragazze bianche magari cercano il ragazzo alto, bello, che ti ama e ti tratta bene, io devo aggiungere altre caratteristiche per tutelarmi.
Molti ragazzi pensano che dire “sei bella per essere nera” sia un complimento. Oppure dire “guarda che io non sono razzista a me le ragazze nere piacciono, avete una marcia in più, siete selvagge, pantera, sei uguale a Naomi Campbell/Beyoncé/Rihanna, cioccolatino, gatta nera, Venere nera, avete il culo di marmo, ebony” Sono una donna che deve essere subire misoginia e razzismo allo stesso tempo, ed è difficile un concetto da spiegare alle persone, e la maggior parte delle volte non vuole capire.

Lucia

Gli uomini bianchi qui tendono a sfruttare le donne nere disperate, ovviamente non è colpa loro (delle donne) ma il fatto che questi uomini se ne approfittino.
A me e mia madre hanno fatto proposte del genere, per cui ti dicono “ci sposiamo così ti regolarizzi” e sono cose che effettivamente succedono nella realtà ma approcciarsi così è disgustoso.
Un giorno ero sull’autobus, avevo circa sedici anni ed era estate.
L’autobus era vuoto ma un signore sale a una fermata e si siede davanti a me. Io sono una persona educata, per cui se qualcuno mi parla io rispondo e così ho fatto in quel caso. Questo signore inizia a dirmi Sayonara, pensando che io fossi giapponese, sorrido dicendo “Salve”.
A un certo punto realizza che non sono giapponese, gli dico che sono peruviana e mi risponde “Ah sembravi più asiatica” poi si lancia in una serie di complimenti “Ah come sei bella, che bella ragazza”, per poi concentrarsi sulle mie gambe, continuò per tutto il tempo a fare apprezzamenti sulle mie gambe, guardandole insistentemente. Mi sono sentita così tanto a disagio che sono scesa alla fermata successiva anche se non era la mia.

Cosa puoi fare?

Non è una strada senza uscita.

Se una ragazza ti dice che ha origini nigeriane, non ha alcun senso che tu le risponda che sei stato due settimane in Kenya. Non è rilevante e cosa più importante non ha alcun senso.
Immagina di avere origini spagnole e che una ragazza ti dica “Ma dai? Io sono stata in Svezia!”.

Cerca di approcciarti come faresti normalmente, evita di tirare in mezzo Beyoncé.
Quelli che tu concepisci come complimenti, in realtà sono frasi razziste e non ha importanza se tu pensi di non esserlo. 

Non ha importanza perché le buone intenzioni non contano se l’effetto prodotto è offensivo.

Se ti sei reso conto di avere un fetish razziale, cerca di lavorarci su a partire dal motivo per cui sei incline a feticizzare ragazze non caucasiche.
Se ti viene detto che il tuo approccio è razzista, non c’è da offendersi, piuttosto chiediti perché nessuno te l’ha mai fatto notare.
Stare con una ragazza non caucasica non ti rende immune al razzismo, potresti tranquillamente essere condizionato da bias razzisti.

Non trattare le donne nere come se fossero un oggetto sessuale o come se fossero un mezzo per realizzare la tua fantasia sessuale de La Gatta Nera.

Siamo persone, individui con sogni, speranze, obiettivi e siamo molto di più delle nostre origini e degli stereotipi legati alla nostra pelle.

Fonte immagine di copertina: Jungle Illustration by Nicole Jane Creative

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