Perché crediamo solo ai Johnny Depp?

Perché crediamo solo ai Johnny Depp?

Il processo Johnny Depp contro Amber Heard è sicuramente uno dei casi mediatici più importanti degli ultimi anni. E’ impossibile aprire tiktok, instagram o twitter senza essere invasi da spezzoni del processo.

I video però non lasciano dubbi: Amber Heard è colpevole, è una bugiarda, una scalatrice sociale che cerca di lanciare la sua carriera infamando l’ex marito. 

Johnny Depp è invece un martire, la prova che anche gli uomini subiscono violenza.

Il web ha già dato il suo verdetto, e stranamente anche questa volta ha messo alla gogna una donna. Colpevole o meno, Amber Heard non merita sicuramente di essere al centro di questo bullismo mediatico. Lo stesso clamore non lo troviamo però nei processi contro gli stupratori, neanche ai tempi del #metoo. 

Per questo ho deciso di mettere insieme una serie di dati e considerazioni che sono stati per lo più tralasciati dai social mainstream e fare un punto della situazione sulle conseguenze di questa sentenza. Questi dati non vogliono sostenere una fazione o l’altra, ma sottolineare come la nostra visione delle cose sui social sia falsata e filtrata da bias.

Un passo indietro: Johnny Depp è già stato dichiarato colpevole

Prima di parlare dell’attuale processo Depp-Heard, è necessario fare un passo indietro.

La coppia di attori si conosce nel 2012 sul set del film The Run Diary, per poi sposarsi nel 2015. La relazione però termina dopo soli 15 mesi, nel maggio del 2016. Amber Heard chiese il divorzio accusando il marito di averle usato violenza fisica e sessuale mentre era ubriaco. Per questo chiese anche un ordine restrittivo temporaneo contro di lui. Successivamente Depp la denuncia per adulterio, diffamazione e violenza domestica.

Il divorzio viene ufficializzato nel 2017, Deppa pagò un compenso di 7 milioni di dollari all’ex moglie e sappiamo che nell’accordo era presente una clausola di non divulgazione. Quindi, a Heard era impedito parlare del divorzio e degli abusi ad esso connessi.

Nel 2018 però Heard pubblica un editoriale sul Washington Post dal titolo Ho parlato contro la violenza sessuale e ho affrontato l’ira della nostra cultura. Questo deve cambiare in cui parla della sua esperienza come vittima di violenza domestica e del trattamento pubblico che ha dovuto subire.

Nell’articolo Heard non menziona mai l’ex marito per nome, ma parla di una relazione abusiva che coincide temporalmente alla sua relazione con Depp.

Nonostante ciò, gli avvocati dell’attore affermano che a causa di questo editoriale non ha ottenuto il solito ruolo di Jack Sparrow nel sesto film de I pirati dei Caraibi  e ha perso anche molti altri ruoli in quel periodo. Per questo, Johnny Depp fa causa all’ex moglie per diffamazione.

La premessa al processo a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane è che Johnny Depp è già stato dichiarato colpevole di violenza domestica sull’ex moglie.

Infatti nel 2020 l’attore aveva fatto causa all’editore britannico del tabloid The Sun perché lo aveva definito un “wife beater”, cioè un “picchiatore di moglie”. La causa però è stata persa perché il giudice ha dichiarato vero ciò che il tabloid aveva scritto.

In quell’occasione, Johnny Depp era stato giudicato colpevole in quanto 12 delle 14 accuse di Amber Heard sono state giudicate attendibili.

Durante il processo il giudice ha dichiarato tra l’altro due cose importanti, come riporta il New York Times: riguardo le violenze “le aggressioni devono essere state terrificanti” e che “Il signor Depp l’ha messa in pericolo di vita”. Ma soprattutto ha chiarito che ad Amber Heard non ha fatto “comodo” parlare “le accuse della della signora Heard abbiano avuto un effetto negativo sulla sua carriera di attrice e attivista”. Qui si può leggere l’intera sentenza.

Bias di conferma: perché vediamo solo ciò che vogliamo vedere

Per questo, quando la causa di Depp all’ex moglie stava per cominciare, gli avvocati di lei hanno provato a farla archiviare sostenendo che lui fosse già stato dichiarato colpevole di violenza domestica. Tuttavia questa volta Heard compare come imputata dato che l’editoriale è stato scritto da lei, cosa che non successe nel caso di The Sun. E il Washington Post ha sede in Virginia. Uno dei motivi per questo ulteriore processo è che i sistemi giudiziari inglese e statunitense sono molto diversi.

In questo caso, quello degli USA, non c’è il sistema giuridico a cui siamo abituati in Europa. Gli USA credono molto nella democrazia diretta, per questo motivo la giuria è composta da persone comuni con l’obbligo di adempiere al loro dovere di giurati.

Questo processo, cosa non comune per i processi di violenza domestica, è stato trasmesso in streaming

Tutti hanno potuto vederlo e ascoltare le testimonianze, e praticamente tutti hanno patteggiato per Johnny Depp. Vuoi perché è un attore iconico per molti e molte, vuoi perché è un uomo.

Infatti, esiste una cosa che si chiama bias di conferma. E’ il nostro cervello che cerca e quindi fa caso solo alle informazioni che servono per confermare la nostra idea, il nostro pregiudizio. E ovviamente la misoginia, l’idea che le donne mentono per “spennare” i ricchi mariti e li manipolino facendo le vittime, è un pregiudizio comune. Per questo un articolo del Guardian ha definito questo processo “un’orgia di misoginia” a causa dell’odio online che si è riversato sull’attrice.

Meme con foto di lei che piange, commenti che affermano che avrebbe dovuto ucciderla.

Perché parlo di bias? Perchè su nessun social ho visto video in cui si parla delle prove portate da Heard, tranne di quelle risultate false. Peccato che ci siano diverse prove sono risultate inconfutabili e molto gravi.

Ad esempio i terribili messaggi che Depp ha mandato agli amici riguardo moglie, come riporta VICE: “sc*però il suo cadavere bruciato per assicurarmi che sia morta” oppure, parlando con l’attore Paul Bettany “Bruciamo Amber!!!” e poi “affoghiamola prima di bruciarla!!!“.

Ci sono anche prove video che mostrano Johnny Depp distruggere i mobili della cucina mentre Amber Heard cerca di calmarlo.

Come si collega questo con i giudici? Semplice, innanzitutto essendo persone comuni è probabile che fossero fan dell’attore, che abbiano cercato conferme della sua innocenza ad ogni costo, che avessero bias misogini e, soprattutto, i giudici non sono stati isolati dal mondo esterno come accade a volte. Erano quindi esposti alla marea di meme, tiktok, tweet e quant’altro che processavano arbitrariamente Amber Heard ancor prima che fosse dichiarata colpevole.

Il web e l’odio per le donne

Questo ci porta al secondo punto: l’odio online contro le donne

Il recente libro Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano, scritto da Jude Ellison Sady Doyle, parla proprio di quanto ci piaccia vedere un trainwreck: letteralmente “fuori dai binari”, è un termine usato dall’autrice per definire le celebrità di cui amiamo guardare la caduta in disgrazia. Come scritto anche da Jennifer Guerra per Fanpage, Amber Heard è un perfetto esempio di trainwreck:

“Da donna di successo, bella, sexy e sposata con uno degli attori più amati di Hollywood, Heard è diventata l’epitome della donna mostruosa, cui ogni espressione facciale, comportamento o capo d’abbigliamento viene analizzato in maniera esasperata. Si potrebbe obiettare che Heard si sia messa in questa posizione da sola, e si tratta di un’obiezione legittima. Ma forse questa morbosità dovrebbe far riflettere sul fatto che per le donne la colpa da scontare quando sono cattive è doppia: a quella delle loro azioni si aggiunge quella di un intero genere, che dall’alba dei tempi viene accusato di provocare guerre e sciagure di ogni tipo.”

Guerra si sofferma non tanto sul processo in sé, in cui è evidente che entrambi abbiano delle colpe, ma sul nostro modo di percepire le donne.

In effetti è provato da più report che le donne sono le principali destinatarie dell’odio online, insieme alle minoranze etniche e religiose. Per citare un report di Amnesty International:

“Gli attacchi personali diretti a donne costituiscono più del 6% dei commenti offensivi, discriminatori o hate speech pubblicati sulle loro bacheche o in cui sono menzionate. per gli uomini tale percentuale è inferiore al 4%”

Amnesty International spiega anche degli attacchi personali rivolti alle donne, 1 su 3 (il 33%) è sessista. Anche per quanto riguarda gli e le influencers, le donne sono maggiormente soggette ad insulti, soprattutto di stampo misogino.

Tra l’altro molti account che hanno promosso l’odio contro Amber Heard sono dei fake, anche se moltissimi altri invece sono reali. Questa guerra di “bot” fa pensare che ci sia l’ex marito Johnny Depp dietro la marea di insulti generati da account falsi.

Le conseguenze del processo

Questo processo sarebbe potuto essere un’ottima occasione per parlare di dinamiche nelle relazioni tossiche, di abuso di sostanze, del mondo di Hollywood e di quanto sia problematico; nessuno spunto utile è stato tratto da questo episodio. Abbiamo assistito al processo come un film, come se le persone coinvolte non fossero persone ma personaggi. Come se la vita reale non fosse complessa: non ci sono sempre solo vittime e abuser, non esiste un manuale della vittima perfetta.

Amber Heard sicuramente non è la vittima perfetta, e probabilmente non è solo vittima. Ma negare gli abusi da parte di Depp, non voler vedere la sua problematicità, è semplicemente negare la realtà a causa di un bias misogino.

Michelle Goldberg sul New York Times ha definito questo processo come “la morte del #metoo”: questo perché non sono bastati i messaggi che parlavano di omicidio, le testimonianze delle botte, i video dove Depp risulta violento. Non è bastata nessuna di queste prove per farlo condannare negli USA, un paese sempre più intollerante verso i diritti delle donne.

Heard non è la vittima perfetta.

Anche lei è stata violenta verso il marito, anche lei ha delle colpe. Tra i vari standard non rispettati dall’attrice, è stata più volte fatta leva sulla sua dichiarata bisessualità che l’avrebbe resa adultera. Uno dei motivi delle aggressioni di Johnny Depp pare essere la gelosia verso ex fidanzate e colleghe della moglie.

Il doppio standard usato per giudicare i due attori è evidente. L’abuso di sostanze di Johnny Depp viene del tutto ridimensionato, nessuno si è scandalizzato anche quando ha confermato di aver mandato messaggi in cui scriveva di voler uccidere la moglie. Lei invece è stata accusata di tutto, ogni sua espressione è stata analizzata nei minimi dettagli.

Il problema ora, ha sottolineato l’avvocata per la parità di genere Farrah Khan in un articolo di VICE, è che questa vicenda ha il potere di spaventare le vittime di abuso. Vedere come è stata trattata Amber Heard sia nel tribunale che fuori non incoraggerà sicuramente le vittime a denunciare in futuro, anzi.

​​”Abbiamo questa idea che le vittime non si vendicheranno mai“, ha detto Khan.

“Prenderanno i colpi e non risponderanno mai… Dovresti documentare i colpi, ma non in un modo che faccia sembrare che tu stia ingannando qualcuno. Ci si aspetta che tu prenda i colpi e non contrattacchi – ma che ti protegga abbastanza così da poter denunciare.”

La sentenza di questo caso giudiziario sembra confermare ciò che la società pensa da sempre: le donne mentono, o se non mentono esagerano quando si tratta di violenza di genere. Un precedente pericoloso per le vittime e i processi di questo tipo.

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