J.K. Rowling e ArciLesbica Nazionale: dobbiamo parlarne

J.K. Rowling e ArciLesbica Nazionale: dobbiamo parlarne

J.K. Rowling ha scritto dei tweet dove difendeva Maya Forstater, licenziata perché transfobica. La scrittrice non è nuova ad affermazioni radicali e trans-escludenti. Le sue idee hanno fatto arrabbiare parecchio molti attivisti della rete.

J.K. Rowling su Twitter

Parliamoci chiaro: poche persone possono dire di non conoscere Joanne Kathleen Rowling, scrittrice di Harry Potter. Attualmente, è una delle donne più ricche del Regno Unito (fonte: Forbes).

Attualmente, la scrittrice si trova al centro di numerosissime polemiche su Twitter, a causa di alcuni tweet un tantino problematici, di cui dovremmo parlare.

Io sono contro la cultura della cancellazione. Comprendo che le persone, consumatrici, decidano di non finanziare personaggi pubblici che non stimano. E’ un diritto sacrosanto, io lo chiamo votare con il portafoglio. La cancellazione, ovvero far sparire quella persona dalle scene, fingendo che non sia mai esistita, la trovo una cosa poco costruttiva.

Non sarà un unfollow, un like tolto o un boicottaggio di massa a farci progredire. I tweet della Rowling sono problematici, ne dobbiamo parlare, non cancellare.

La prima scintilla che fece traboccare il vaso vide Rowling, non nuova a polemiche sulla sua dubbia posizione in merito alla questione Transgender, esprimersi in difesa di Maya Forstater, un’impiegata inglese licenziata.

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Ma licenziare una donna per aver detto che il sesso (biologico) è reale? #IoStoConMaya #QuestaNonèUnEsercitazione

C’è un problema innanzitutto: la veridicità di ciò che la Rowling ha scritto.

Il caso Maya Forstater

Siamo sicuri che Maya sia stata licenziata per aver detto “il sesso è reale”? Perché, messe così le cose, potrebbe sembrarci una cosa assurda licenziare una donna per questo. Sarebbe orwelliano, non credete?

Maya Forstater lavorava presso il Center for Global Development, ha scritto una serie di tweet dove spiegava che, secondo lei, “un uomo che ha fatto un operazione per diventare una donna, non può definirsi donna”.

Dopo il mancato rinnovo del suo contratto, Maya ha fatto causa all’azienda, ma la cassazione ha dichiarato il licenziamento legittimo, in quanto le posizioni della Forstater non erano degne di una società democratica.

Quindi, già siamo ben lontani dal dire “il sesso è reale”, non vi pare? Ma c’è dell’altro. Tra il “Maya è stata licenziata per aver detto la sua opinione” (opinione poi spacciata dalla Rowling come la rivelazione del secolo) e il “le sue idee non sono degne di una società democratica” ci sono 26 pagine di sentenza del giudice del tribunale, che vi invito a consultare se masticate un po’ di inglese. Apprezzo molto la testata della BBC per aver fornito questo documento.

Maya è stata allontanata dal luogo di lavoro per il suo comportamento all’interno dell’azienda. Ci fa sapere il tribunale, facendoci capire che Maya ha avuto in modo continuativo atteggiamenti discriminatori verso i colleghi trans.

Ricordare continuamente alla collega transgender “ricordati che sei nato uomo”, sapete, è un po’ come dire alla compagna orfana di padre “tuo padre è morto”. Non proprio una cosa carina, eh?
Creare un clima tossico nell’ambiente di lavoro, influendo negativamente sulla produttività del team, non è un presupposto giusto per allontanare chi volontariamente lo crea questo clima? Ecco.

Ma andiamo oltre, cosa c’entra J.K. Rowling con le TERF?

Femminismo radicale e transfobia: Arcilesbica Nazionale è TERF?

Le TERF (Trans-Exclusionary Radical Feminists) sono un sottogruppo del femminismo radicale (inteso come “operare alla radice”, non necessariamente misandria) che vuole – detto in parole povere – buttar fuori dalla discussione le donne transgender, perché non “vere donne”.

Diceva la nostra Chimamanda Ngozi Adichie, una femminista di tutto rispetto che – però – ha avuto qualche scivolone bello grosso, che le donne transgender non sono propriamente uguali alle donne biologiche perché hanno sperimentato il privilegio maschile.

Le TERF si sono un po’ evolute, hanno capito che con un titolo simile non sarebbero mai state prese sul serio dagli altri attivisti in un ambiente prevalentemente intersezionale, perciò hanno ben pensato di chiamarsi “Femministe Gender Critical”. Non per cattiveria, ma questo titolo mi fa abbastanza sbellicare dalle risate. La prossima volta che dovrò rifiutare educatamente i broccoli, dirò “sono un femminista Broccoli Critical”.

Parlando di femminismo radicale, non posso non menzionare in questa rassegna il caso ArciLesbica Nazionale. Un caso che ha generato una bufera enorme all’interno dell’ambiente femminista, che secondo me ha cambiato un po’ le sorti del femminismo italiano.

Fui già illuminato, tempo addietro, dagli articoli di Eretica (se non la conoscete, cercate su Google “abbattoimuri”) sulla dubbia eticità di questa associazione, che apparentemente sembrerebbe la controparte femminile di Arcigay. Ma basta poco per capire che le due associazioni non hanno assolutamente niente in comune.

Il post che ha generato la bufera

Arcilesbica e Arcigay

ArciLesbica Nazionale è una associazione femminista radicale nei fatti, sotto l’apparenza di un movimento LGBT, nasce negli anni Novanta come divisione di ArciGay.

Nei post si intravede una certa somiglianza con le idee della Rowling (anch’ella presente nell’ambiente femminista) e della Adichie, ovvero che le donne cisgender siano più discriminate delle donne transgender. Cosa assolutamente non vera, senza alcuna fonte a supporto, fuorviante e che nega l’esistenza dell’oppressione sistematica della comunità Trans, che invece è supportata da atroci eventi di cronaca.

Queste femministe sono convinte che le donne trans siano degli “infiltrati” che si fingono donne, per distruggere il genere femminile dall’interno. Credono che imporre al genere femminile la convivenza con “persone che si fingono donne” sia misoginia.

Questa pagina, supportata da un’altra – tale “Il Diavolo Veste Terf” -, è diventata virale perché i transfemministi si sono vergognati dinanzi a tale formazione. Ricordo che è stato anche diffuso un listone che invitava tutti gli attivisti e le attiviste a boicottare tale pagina, insieme a una serie di pagine correlate a quest’associazione. 74 associazioni, oltre 3000 persone, hanno consegnato alla federazione Arci una richiesta di espulsione di ArciLesbica. Spero vivamente che questa richiesta venga assecondata.

Chiudo l’articolo, facendovi vedere la sfilettata finale della divisione di Arcigay Rete Donne Transfemministe:

Che dire, approvo in toto.

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5 risposte a “J.K. Rowling e ArciLesbica Nazionale: dobbiamo parlarne”

  1. Avatar Ilaria

    Quindi sarebbe ArciLesbica Nazionale che si sarebbe infiltrata in una realtà di cui non ha mai in realtà condiviso le idee, e che avrebbe usato come paravento per nascondere il proprio femminismo e le reali intenzioni su come intervenire sulla società.
    Se così fosse, si spiegherebbe anche il sospetto verso la comunità Trans: proietterebbero il loro machiavellismo e mancanza di scrupoli all’esterno.

    1. Avatar Rocco

      Ciao! Grazie per il tuo commento!
      Comunque, a quanto pare sì. Si fosse limitata ad essere femminista, avremmo approvato. Ma nel 2020, all’interno della federazione Arci, promuovere ideologie trans-escludenti non è accettabile. Parecchie associazioni si stanno mobilitando contro Arcilesbica, il Cassero LGBT Center di Bologna ha escluso la loro sede. Questo deve passare un messaggio particolare: non tolleriamo gli intolleranti. (Popper)

  2. […] America Indro Montanelli… la lista è ancora lunga. Della Rowling, poi, ne ho già parlato qui, dicendo anche la mia su questa “cultura della […]

  3. […] che si possa apprezzare un’opera pur riconoscendone le criticità. Come ho già detto, la cultura della cancellazione non mi piace: se una cosa è problematica, va messa al centro e va discussa, così che la nostra fruizione non ne […]

  4. […] sesso biologico è qualcosa di reale – diceva una certa scrittrice in difesa di Maya Forstater. Ma allora, se vogliamo scrivere un’apologia al sesso biologico, una condizione che non si […]

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