Sciopero 8 marzo: le origini e i motivi della protesta

Sciopero 8 marzo: le origini e i motivi della protesta

Il 25 novembre è stata la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Perché, invece, l’8 marzo si sciopera? Quali sono le origini e i motivi di questa protesta?

Le origini dell’8 marzo

Per diversi anni, negli Stati Uniti e nei paesi europei, la festa della donna si svolse in giornate differenti. La data dell’8 marzo, secondo alcune fonti, è collegata al tragico evento accaduto nei primi anni del XX secolo a New York nel quale morirono centinaia di donne nel rogo di una fabbrica tessile. Rimane tuttora una leggenda, ma a questa data sono legati anche molti altri eventi storici come le manifestazioni da parte delle donne russe nel 1917, contro la guerra e lo zarismo; inaugurazione della giornata internazionale dell’operaia sempre nella Russia del 1921 e la celebrazione del Frauentag nella Germania del 1914.

In Italia, l’8 marzo divenne ufficialmente la giornata internazionale dei diritti della donna a partire dal 1944, in concomitanza con l’istituzione dell’UDI (Unione Donne Italiane). Per quanto riguarda la nascita di un vero e proprio movimento femminista in Italia bisognerà attendere gli anni 70. Difatti, fu rivoluzionaria la celebre manifestazione avvenuta nel 1972 a Campo de’ Fiori a Roma in cui 20.000 donne (tra cui la celebre attrice e attivista Jane Fonda) scioperarono per la legalizzazione dell’aborto e la liberazione omosessuale.

Le mimose non bastano più

Per anni, l’8 marzo è stato festeggiato in modi differenti in base alla cultura e alla storia dei Paesi europei. Spesso è stato un’occasione per celebrare le conquiste politiche economiche e sociali ottenuti dalle donne del passato: come il diritto al voto che in Italia fu istituito nel 1945. È stato spesso anche l’occasione per celebrare il ruolo della figura femminile nella società come madre, moglie, figlia, amante e i valori ad essa collegata come quelli di cura, gentilezza e bellezza.

Il tutto viene omaggiato attraverso i fiori simbolo di questo giorno: le mimose (scelte poiché di stagione e facili da reperire). Figurano anche lo shopping sfrenato, i pranzi, le cene con le amiche e le serate in discoteca. Ci fu però una fase di rottura da questa concezione che diede alla giornata internazionale dei diritti delle donne un nuovo significato tuttora portato avanti.

L’8 marzo: un giorno di lotta

A partire dall’ottobre del 2016 la Polonia iniziò la sua lotta contro il divieto di aborto. Alla fine di quel mese il dissenso attraversò l’oceano sino ad approdare in Argentina, luogo in cui nacque il movimento “Ni Una Menos”.

Nell’arco di un anno questo movimento, che rintraccia le stesse esigenze, bisogni e mancanze di diritti in molti altri paesi, divenne internazionale. Fu così che l’8 marzo 2017 le attiviste di tutto il mondo decisero di non festeggiare, bensì scioperare. L’8 marzo così assunse un senso del tutto nuovo: venne nuovamente politicizzato ponendo così fine ai festeggiamenti, dei diritti ancora non del tutto conquistati, dando inizio alla lotta attraverso manifestazioni e scioperi dell’attività produttiva del lavoro (domestico e non), degli acquisti e dell’attività riproduttiva e sessuale.

Perché scioperiamo

I motivi dello sciopero in Italia e nel mondo sono molteplici. Nonostante le numerose proteste nel 2020 in Polonia il diritto all’aborto è stato negato. In Italia invece questo diritto esiste solo formalmente in quanto circa il 70% dei ginecologi sono obiettori di coscienza ( fonte: repubblica) raggiungendo la percentuale più alta nella regione Molise: Oltre il 90%.

Ciò comporta la mancanza di un importante diritto: quello all’autodeterminazione. Problematica anche la situazione relativa ai femminicidio: nel 2021 si stima in media la morte di una donna ogni 72 ore. Numerosissime sono anche le violenze nei confronti delle donne: la matrice culturale fin troppo radicata troppo spesso difficili da notare nella quotidianità data la sua normalizzazione.

Anche per questo si sciopera affinché venga varata una legge contro il catcalling che possa permettere alle donne di muoversi liberamente per le strade avendo la sicurezza di essere tutelate a livello giuridico in caso di molestie anche i verbali commessi spesso da sconosciuti.

Sono presenti anche delle disparità in ambito economico e lavorativo nel caso del gender pay gap ma anche dal punto di vista della salute e la ricerca medica riguardo il corpo femminile che spesso passa in secondo piano causando così anni di ritardo diagnostico come nel caso delle malattie invisibili ( endometriosi, vulvodinia, neuropatia del pudendo)

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